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Presentazione

L'aula studio "Giovanni Mauro Mapelli" è un progetto del gruppo FUCI e del Collegio Vescovile di Lodi. Lo scopo è soddisfare l'esigenza cittadina di un ambiente tranquillo dove studiare, specialmente nel periodo di preparazione degli esami e della maturità.

Collocata in pieno centro a Lodi, all'interno del Collegio Vescovile (via Legnano 24), è aperta al pubblico ogni giorno dal lunedì al venerdì.

L'aula dispone di 20 posti a sedere e offre l'accesso al WiFi e alla corrente elettrica, ai servizi igienici e ai distributori automatici. Un servizio permanente di portineria è garantito durante gli orari di apertura.

Stiamo realizzando un'app che offra informazioni in tempo reale sul numero di posti disponibili, variazioni nelle aperture e News varie.

Galleria foto:


---In costruzione---

Dove siamo

L'aula studio "Giovanni Mauro Mapelli" si trova al terzo piano del Collegio Vescovile di Lodi, in via Legnano 24. Per accedere basta compilare il modulo di registrazione in portineria; in seguito è sufficiente firmare il registro di entrata e uscita.

Ingresso
L'ingresso in via Legnano 24.

Orari

L'aula studio sarà aperta a partire da martedì 13 giugno 2017 e osserverà questi orari: dal lunedì al venerdì, dalle 8:30 alle 12:45 e dalle 14:15 alle 18:45.

Regolamento

Il servizio offerto dalla sala studio “Giovanni Mauro Mapelli” si propone di incentivare la diffusione della cultura per favorire una crescita sia personale sia sociale; si inserisce in una comunità cittadina con l’obiettivo di contribuire a formare uomini e cittadini capaci di compiere il faticoso passo della ricerca critica e consci della meravigliosa complessità in ogni aspetto della vita. Le norme pratiche seguono le linee guida dettate da buon senso, buona educazione e rispetto per un ambiente scolastico che ospita minori. La sala studio “Giovanni Mauro Mapelli” rispetta primariamente il regolamento di istituto della scuola diocesana in cui è ospitata.

1.  Norme generali:

I. L’aula studio sarà aperta dalle 8.30 alle 12.45 e dalle 14.15 alle 18.45, dal lunedì al venerdì. Le date di apertura e le eventuali variazioni vengono indicate sul sito https://aulastudio-lodi.neocities.org/.
II. L’accesso alla sala studio è consentito a tutti i maggiorenni, previa iscrizione presso la portineria di via Legnano 24.
III. Ogni studente dovrà firmare all’ingresso e all’uscita dall’aula il registro di presenza posto in portineria.
IV. Al raggiungimento della capienza massima dell’aula non sarà più possibile accedervi.
V. È vietato fumare all’interno dell’istituto.
VI. Non è permesso recarsi in zone dell’istituto diverse dall’aula posta al terzo piano, dai bagni e dall’area svago poste al piano rialzato e dai percorsi per raggiungerli.

2.  Norme di comportamento:

I. L’aula studio è pensata per uno studio individuale e non di gruppo. È quindi richiesto il mantenimento di un clima di concentrazione e di silenzio.
II. L’utilizzo di dispositivi di riproduzione sonora è consentito solamente con cuffie e mantenendo un volume adeguato alla norma 2.I.
III. Non è consentito da regolamento di istituto introdurre cibi nell’aula.
IV. L’utilizzo del wifi è consentito previa richiesta della password e solo per scopi di studio utilizzando tablet o Pc personali.

Chi siamo

L'aula studio "Giovanni Mapelli" è un progetto del gruppo FUCI della città di Lodi.
F I protagonisti della FUCI sono i gruppi che, in piena autonomia, progettano il proprio percorso di formazione culturale e di fede, con uno stile condiviso da tutta la federazione e in sintonia con le realtà locali.
U I gruppi della FUCI sono costituiti da studenti che vivono l'università come luogo privilegiato per la formazione e la crescita della persona e si impegnano ad animare, dall'interno del mondo accademico, un dibattito culturale alto e qualificato.
C La FUCI è una realtà ecclesiale che trova nell'università il luogo specifico della propria espressione, completando la preparazione scientifica e culturale dello studente con un percorso di crescita spirituale e riflessione teologica.
I I gruppi della FUCI, presenti su tutto il territorio nazionale, vivono le attese e i problemi sociali e politici del Paese e intendono formare, nel rispetto degli orientamenti di ciascuno, donne e uomini capaci di operare scelte di cittadinanza responsabile.
Il gruppo FUCI di Lodi

Il gruppo di Lodi si riunisce ogni venerdì sera alle 21 alla Casa della Gioventù, viale Rimembranze 12 - Lodi.

Scopri di più: Facebookfuci.netMail

Giovanni Mapelli, lo studente di medicina ucciso mentre correva a curare i feriti

È l’abitudine che rende cieco chi va lungo le strade della città natale: se una cosa ce l’hai davanti agli occhi tutti i giorni, alla fine non la vedi più, neppure quando la guardi. Ma poi un bel giorno, mentre cammini meno in fretta del solito, il velo dell’abitudine si squarcia e i contorni delle cose si fanno più nitidi, più evidenti al pensiero. Allora, dallo sfondo abusato di una città che fra neanche mezzo secolo festeggerà i novecento anni, emergono dettagli portatori di storie che chiedono di essere raccontate, soprattutto quando non riguardano imperatori in trionfo o battaglie da commemorare, ma imprese grandi di piccole vite. Il nome di chi le ha compiute è ignoto alla maggior parte dei lodigiani di oggi, eppure sta sempre lì sotto i loro occhi, inciso in una lapide commemorativa. In piazza Zaninelli, di questi piccoli nomi, se ne trovano tanti: sono quelli dei caduti lodigiani delle due guerre mondiali, umili comparse di una storia che si consumò sulle loro vite, ma che non permise loro di assistere al finale. Giovanni Mauro Mapelli, invece, era vivo e vegeto il 25 aprile del 1945, quando la radio annunciò che l’Italia era stata liberata, e infatti il suo nome non c’è fra quelli dei soldati. Le ventuno lettere che lo compongono (quattro in meno degli anni che aveva quando perse la vita) sono incise su una lapide in fregio a porta Cremona, perché è proprio ai suoi piedi che si svolse il tragico episodio richiamato dall’iscrizione: «Furore di teutonico in fuga stroncava qui, il 26 aprile 1945, la fiorente giovinezza di Giovanni Mapelli, laureando in medicina della III Brigata del Popolo». Lapide di Giovanni Mapelli a Porta Cremona Sullo stesso arco un’altra iscrizione ricorda il partigiano Riccardo Manzi, ucciso lo stesso giorno. Quando venne falciato dalla mitraglia di una pattuglia tedesca, Giovanni stava correndo verso la chiesa di San Bernardo, nei pressi della quale, qualche ora prima, un gruppo di giovani patrioti lodigiani aveva cercato di fermare la fuga di una colonna di nazisti, che aveva risposto uccidendoli in loco. Quando la notizia si sparse in città era già notte, come racconta Francesco Cerri in un articolo pubblicato sul «Cittadino» nel 2008: «Gianni, senza armi, munito di valigetta di pronto soccorso e del braccio internazionale della Croce Rossa, accorse per prestare soccorso ai feriti, ma arrivato a porta Cremona venne fermato da una pattuglia di punta dei tedeschi. Niente giustificazioni, fu abbattuto dalla mitraglia. Sanguinante, rimase a terra nel buio della notte. I suoi gemiti attrassero l’attenzione di un passante. Venne trasportato all’ospedale, ma nonostante le immediate cure del chirurgo, morì il giorno dopo». Quando cadde in mezzo alla strada, in un quell’orribile notte di metà primavera, il venticinquenne Gianni era a un passo dalla laurea in medicina, conquistata con grandi sacrifici suoi e della sua famiglia. Gianni era nato a Lodi il 5 luglio 1919, in una casa di via Nino Dall’Oro. Dopo la scuola dell’obbligo, i suoi genitori (Giovanni Mapelli e Francesca Ramelli) lo avevano iscritto al collegio vescovile, poi all’istituto magistrale Maffeo Vegio, dove nel 1940 aveva conseguito il diploma di maestro. Gli studi erano proseguiti all’università, facoltà di medicina, un contesto animato dalla presenza di gruppi di studenti impegnati anche sul fronte politico. Ma è a Lodi che Gianni entrò in contatto con la Fuci, la Federazione degli universitari cattolici italiani che nel secondo anno di guerra, il 1941, aprì una sede in città, per affermare anche qui da noi i principi che la animavano a livello nazionale: «L’universitario Giovanni Mapelli – racconta Cerri - fu tra i primi a dare il suo nome, e fu tra i soci più assidui nel partecipare agli incontri della Fuci. Serio, volenteroso, intelligente, aveva ottenuto negli studi ottimi risultati. Di ideali fermamente cristiani, praticante convinto, portava sempre con sé la gioia serena, che spesso esprimeva in allegria esteriore, rendendolo un compagno ambito e sorridente, amato e stimato da tutti i conoscenti». Con l’8 settembre 1943 e l’occupazione tedesca, anche gli studenti che militavano insieme a Gianni nella Fuci lodigiana furono chiamati a prendere posizione e la situazione, per loro come per gli iscritti agli altri movimenti lodigiani che si schierarono contro il nazifascismo, divenne difficilissima. Parecchi giovani vennero deportati in Germania, altri si unirono alle formazioni partigiane, altri ancora si nascosero nelle cascine per sfuggire ai rastrellamenti delle brigate nere. Tra i fucini e le fucine, chi aveva l’esonero dal servizio militare o qualunque genere di lasciapassare (per esempio i sacerdoti) «svolgeva un prezioso servizio di raccolta dei messaggi dei prigionieri, diffusi dalla Radio Vaticana. Poi – conclude Cerri – venne l’ora delle tenebre» e i tedeschi in ritirata scaricano il loro odio infernale contro chi, come Gianni, aveva gioito per la loro sconfitta.
(da Silvia Canevara - Il Cittadino, 23 gennaio 2014)